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\n\n,Introduzione ai sapori di Ponza Cuoco per caso. Nullafacente per scelta Caro lettore, ecco la prima e più gustosa delle ricette che proporrò in queste pagine: Vivere al mare, Andare in barca almeno una volta al giorno, Andare spesso a pesca, Essere sempre attorniato da molti amici, Una moglie amorevole, Una figlia magnifica, Il mare è stata sempre la mia grande passione. Alla vita di mare sono stato iniziato da mio padre Giovanni e da “zio Mario”. Grazie ai miei nonni e ai miei genitori ho avuto la prima barca. Quando finalmente ho completato gli studi, ho iniziato a lavorare con mio padre ed i miei fratelli ad Avellino. Dopo qualche anno, ha prevalso il mare. Avviai una compagnia di noleggio barche a vela: “fetch”. In estate navigavo nel Mediterraneo, passando sempre per Ponza dove viveva un mio amico d’infanzia Claudio, orafo. Rimasi stregato dal fascino e dalla bellezza di Ponza. Nel 1989 vendetti la fetch, e diventai gioielliere in questa meravigliosa isola. Con Claudio ed altri amici fondammo “l’isola di ponza yacht club” di cui sono presidente. Il nostro yacht club è un piccolo circolo ma vanta grandi imprese. Infatti il guidone con i colori della “ipyc” ha sventolato su “Mascalzone Latino” del mio amico Vincenzo Onorato durante l’ultima edizione della “Coppa America”. Nei primi anni di permanenza eravamo pochi non ponziani a lavorare a Ponza. Con Elio, Andrea, Romano e Sebastiano formammo un gruppo di amici solido ancora oggi. Il mare e la pesca erano le nostre attività principali. Poi è arrivato il Winspeare, locale notturno che ho gestito tra il ‘93 e il ‘94. Divenne il posto di ritrovo più “in” di Ponza. Musica, canzoni strampalate, cocktail e piccola cucina. I piatti che cucinavo erano buoni, molti mi spronarono. L’idea del Ristorante era viva in me. In quel periodo conobbi Valentina, bravissima sommelier che una sera in barca a Zannone mi disse ‘si’. Quel “si’” fu confermato nel ’98, anno del nostro matrimonio. Confortato dal suo supporto, presi questo locale nel 1995 che da ex “Marirock” e da ex “Mimì”divenne: “Orestorante”. Il nome deriva dal gioco di assonanza tra il mio nome “Oreste” ed “il ristorante “che in napoletano si dice:‘o ristorant’.I primi anni sono stati veramente difficili perché per uno come me abituato a lavorare poco,non è stato piacevole trovarsi improvvisamente in prima linea con una mole infinita di lavoro e di problemi da superare. Avviare “Orestorante “ fu una avventura. Grazie alla competenza di Valentina, introducemmo più di 150 etichette di vini bianchi e anche tanti rossi di qualità. Oggi ne abbiamo più di 800. Le novità riguardarono anche l’arredamento, abbiamo tovaglie fatte con reti da pesca e stole di lino di color blu; e i piatti, scegliemmo quelli coloratissimi di Vietri fatti da Solimene. Per finire, i tavoli e le sedie rigorosamente di compensato o di plastica divennero in teak. “Orestorante” si è affermato per l’ originalità e l’equilibrio degli accostamenti. In conclusione,non posso fare a meno di citare la mia piccola Alice che da quattro anni allieta e riempie le nostre giornate. Anche il nome scelto è in linea con il mare e mi piace immaginarla tra qualche anno, sempre abbronzata, mentre esce in barca per andare a pesca o a vela,mentre mi gusto un buon calice di vino.\n\n
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